Quando Goldoni si affaccia sulla scena teatrale, lo spettacolo comune in Italia è la Commedia dell’arte

In questo tipo di teatro gli attori indossano la maschera di un personaggio tipico (Arlecchino, Brighella, Colombina ...) e non recitano in base a un copione scritto, ma improvvisando sulla base di un canovaccio in cui si indica, solo a grandi linee, lo sviluppo delle varie scene.

È chiaro che in questo caso la riuscita della commedia non dipende dalla validità della sceneggiatura, dato che le trame sono sostanzialmente equivalenti, ma dalla capacità degli attori, dalla loro mimica gestuale, dal ballo, dal canto, dalla trovata fiammante che richiama il pubblico all’attenzione e ne scatena la risata.

Fra un atto e l’altro della commedia, per evitare che gli spettatori si annoino, si rappresentano degli intermezzi, brevi scenette, che spesso nulla hanno a che vedere con lo svolgimento della commedia, ma godono di una propria autonomia.

Proprio scrivendo intermezzi il giovane Goldoni si fa apprezzare nel mondo del teatro.

A piccoli passi riuscì a rappresentare commedie in cui

  • gli attori non erano più tipi astratti ma personaggi verosimili,
  • non indossavano più le maschere
  • e recitavano le parti scritte dallo sceneggiatore senza improvvisare.

Mondo e Teatro

Sono questi di due cardini intorno ai quali Goldoni ha costruito la sua rivoluzione teatrale.

Mondo significa che le trame e i personaggi delle sue commedie non sono astratti, non sono cioè personaggi che nessuno di noi incontrerà mai come Arlecchino o Pantalone, ma sono personaggi e situazioni concrete che potrebbero veramente accadere nel mondo.

Teatro significa che Goldoni impara da ogni messa in scena quali sono i gusti del pubblico, quali trovate lo fanno ridere di più...

Gli elementi che guidano l'autore sono cioè tutti reali: le situazioni della vita del mondo e ciò che il regista impara dal teatro.