Un’antica notizia di san Girolamo[1] ci dice che Gaio Valerio Catullo nacque a Verona nell’87 a. C. e morì all’età di trent’anni nel 57 a. C.

 

Nelle opere di Catullo, tuttavia, vi è un riferimento esplicito alla spedizione compiuta da Cesare in Britannia, che noi sappiamo essere avvenuta nel 55 a. C.

 

Siccome dopo il 54 a. C. non abbiamo più notizie del poeta, i critici oggi ipotizzano che Girolamo abbia ragione sulla durata della vita (trent’anni), mentre abbia sbagliato la data di nascita con l’84 a. C.

 

La famiglia di Catullo doveva essere molto facoltosa, visto che il padre del poeta ospitò Giulio Cesare al tempo del suo proconsolato in Gallia e l’altro proconsole di Gallia, Q. Cecilio Metello Celere, la cui visita tanta parte avrà nelle vicende sentimentali del poeta[2].

 

Intorno ai vent’anni si trasferì a Roma, dove entrò a far parte della vita salottiera e bohémien della cerchia dei poetae novi e strinse anche amicizie importanti, come quella con lo scrittore Cornelio Nepote, a cui dedicherà la propria opera, e Gaio Memmio, un influente personaggio politico. Quando Memmio fu eletto pretore, Catullo lo accompagnò in Bitinia, dove visitò la tomba del fratello recentemente scomparso.

 

Ma a Roma si colloca l’avvenimento più importante della vita del poeta, la relazione con Claudia, moglie del console Metello Celere e sorella del tribuno della plebe Publio Clodio, a cui Catullo dedicherà una notevole quantità dei componimenti del Liber, tanto che qualcuno ne ha parlato come “romanzo di Lesbia”.

 

Con lei fu protagonista di uno dei gossip più scandalosi della Roma di quei tempi, una relazione adulterina, passionale e di vita breve che porterà il poeta al limite dell’esaurimento.

 

Deluso dalla relazione amorosa e anche dalla poco edificante esperienza al seguito di Memmio, Catullo trascorse i suoi ultimi anni fra Roma e Sirmione, sul lago di Garda, dove possedeva una villa.

 

Morì nel 54 a. C., appena trentenne, non sappiamo per quale causa, anche se il poeta in un suo componimento parla di una mala tussis[3] che lo attanaglia.

 



[1] Che a sua volta la desumeva da Svetonio.

[2] Catullo si innamorerà della moglie di Metello, Claudia, con cui avrà una lunga e tormentata relazione che poi diventerà materia di poesia nel Liber.

[3] Carme 44. Catullo definisce la tussis mala e frequens, per cui qualche studioso vi ha visto il segno della tisi. In effetti sono troppo scarni i riferimenti che ci fornisce Catullo per un’anamnesi corretta della sua malattia.