La storia dello spettacolo nel mondo romano aggiunge poco o nulla all'esperienza teatrale inventata in Grecia.

 

Il simbolo di Roma nel mondo è infatti il Colosseo, un edificio imponente che era nato per ospitare gli spectacula, ossia i giochi in cui combattevano i gladiatori.

 

I Romani, come del resto in altri generi letterari, ripeterono le forme greche, variando sul tema.

 

Dunque nei teatri romani si rappresentarono tragedie e commedie, ma senza particolari innovazioni.

 

Il pubblico poi non apprezzava più di tanto queste rappresentazioni, che rimasero quasi un fatto di élite.

 

Sappiamo che quando Terenzio, nel  II sec. a. C., cercò di rappresentare La suocera, il tentativo fallì per due volte consecutive. Il pubblico abbandonò il proprio posto per andare a vedere le gare di pugilato e le esibizioni degli artisti di strada.

 

L'unico genere teatrale apprezzato fu il mimo, uno spettacolo popolaresco in cui recitavano le donne. Alla fine dello spettacolo il pubblico reclamava la nudatio mimarum, ossia lo spogliarello, che le attrici concedevano puntualmente.

 

 

 

La crisi del settore teatrale arrivò nel I sec. d. C. per due fattori concomitanti.

 

Cambia il gusto del pubblico, si affermano a livello internazionale gli spettacoli di gladiatori.

 

Sotto Nerone si arriva a degli eccessi tragicamente iper realistici.

 

Racconta Svetonio che, per avere uno spettacolo più eccitante, Nerone invitò a una rappresentazione gente del popolo. Mentre sulla scena avveniva un vero incendio, l'imperatore lanciò sul palco delle monete e delle pietre preziose dicendo che chiunque le avesse prese avrebbe potuto portarle a casa.

 

In tanti si precipitarono sul palco, così Nerone poté assistere a una rappresentazione "dal vivo".

 

In un'altra occasione fu eseguita sul palco l'uccisione di un vero condannato a morte ...

 

Né ci deve stupire, se pensiamo che folle di persone accorrevano a riempire gli anfiteatri per vedere i gladiatori che si uccidevano l'un l'altro.