Nipote del filosofo Seneca, grazie all'influenza dello zio riuscì a entrare presto nell'entourage dell'imperatore Nerone, anche se, dopo un iniziale periodo di successo, cadde in disgrazia e morì suicida.
Di lui ci rimane la Pharsalia (o Bellum civile), un poema epico storico sulla guerra fra Cesare e Pompeo.
Anneo Marco Lucano nacque a Cordova, in Spagna, il 3 novembre del 39 d. C.
Giunse a Roma in tenerissima età (aveva appena otto mesi), dove frequenterà la scuola stoica di Anneo Cornuto.
In un periodo non precisato compì un viaggio in Grecia, al ritorno dal quale Nerone lo nominò questore per amicizia personale, in deroga alla legge romana che prevedeva, per quella carica, l'età minima di 25 anni.
Nel 60 d. C., durante i Neronia - le gare istituite da Nerone, sul modello delle Olimpiadi greche, a celebrazione del suo regno - Lucano recitò le Laudes Neronis; ma il rapporto fra i due dovette incrinarsi presto, se appena due anni dopo l'imperatore gli impedì di pubblicare le sue opere in qualsiasi forma, scritta o orale che fosse.
Nel 65 d. C., durante la congiura dei Pisoni, Lucano venne arrestato, torturato e poi costretto a darsi la morte. Non aveva compiuto nemmeno ventisei anni d'età.
Lucano è, purtroppo, per noi autore di un'unica opera, la Pharsalia. Eppure i biografi antichi ci hanno tramandato un ampio catalogo di titoli di opere che non solo ci dimostrano l'estro del talentuoso poeta, ma costituiscono altresì un'interessante testimonianza dei gusti letterari dell'epoca.
Vediamo dunque i titoli:
Iliacon (poema epico sulla distruzione di Troia. Acuni studiosi pensano che quest'opera possa essere stata fra le cause del dissidio con Nerone, in quanto si poneva in aperta concorrenza con l'opera dell'imperatore dal tema analogo, i Troica)
Catachtonion (Discesa agli Inferi)
Orpheus (epillio sulle vicende del celebre cantore greco)
Silvae (dieci libri di poesie di argomento vario)
Epigrammi (una raccolta di brevi poesie anche queste di argomento vario)
fabulae salticae (Libretti per pantomimi, un genere molto in voga a quel tempo)
due carmi per Nerone: uno in cui si tessevano le lodi dell'imperatore e un altro in cui lo si biasimava, evidentemente scritti in due fasi temporali distinte.
Lettere dalla Campania
Medea (tragedia, incompiuta)
Se pensiamo che l'autore di questo vasto catalogo (a cui bisogna aggiungere la Pharsalia) morì venticinquenne, risulta subito evidente che Lucano dovette essere dotato di un talento poetico notevole.
La tradizione manoscritta ci ha tramandato un poema epico storico sui fatti relativi alla guerra civile tra Cesare e Pompeo, in particolare sulla decisiva battaglia di Farsalo del 48 a. C., con il titolo di Bellum Civile.
In un verso dell'opera (IX, 985, s.), però, lo stesso autore dice, testualmente:
Pharsalia nostra vivet
La mia Farsalia vivrà
Evidentemente, dunque, Farsalia è il titolo che Lucano voleva attribuire al suo poema. I copisti antichi, tuttavia, non trovando alcun titolo, preferirono inventarne uno che riassumesse sinteticamente il contenuto dell'opera e così la definirono, semplicemente, Bellum civile (Guerra civile).
Libro I: ad aprire il racconto della Pharsalia è Cesare che, nel 49 a. C., attraversa il Rubicone con gli eserciti che aveva comandato durante la Guerra gallica, dichiarando di fatto aperta la guerra civile.
Marcia su Roma degli eserciti di Cesare e fuga di Pompeo e dei senatori a lui fedeli in Grecia.
Libro II: Catone e Bruto devono decidere con quale leader schierarsi, se con Cesare o Pompeo. Decidono infine per quest'ultimo che, a loro giudizio, meglio garantiva la legalità e le istituzioni repubblicane.
Libro III: Ingresso trionfale di Cesare a Roma. Per evitare di dover combattere su due fronti, Cesare attacca Marsiglia e poi gli eserciti pompeiani in Spagna.
Libro IV: Descrizione delle operazioni belliche in Spagna contro le truppe pompeiane.
Libro V: Sconfitte queste ultime, sicuro alle spalle, Cesare può imbarcarsi per la Grecia all'inseguimento degli avversari. Primi scontri in Epiro.
Libro VI: Nuovi scontri. Le sorti della guerra sembrano pendere a favore di Pompeo che mette in fuga gli avversari e li insegue in Tessaglia.
Libro VII: Battaglia di Farsalo (da cui l'opera prende nome) del 9 agosto 48 a. C. Sconfitta dell'esercito repubblicano e fuga di Pompeo.
Libro VIII: Arrivo di Pompeo in Egitto, dove spera di poter contare sull'aiuto del faraone Tolomeo XIII. Quest'ultimo, però, preferisce salire sul carro del vincitore: invia a Pompeo due sue ex guardie del corpo, che lo uccidono appena sbarcato dalla nave.
Libro IX: Catone organizza la resistenza anticesariana in Africa. Cesare sbarca in Egitto dove il faraone gli fa dono della testa di Pompeo.
Libro X: Ingresso di Cesare ad Alessandria d'Egitto e visita alla tomba di Alessandro il Grande. Festa in onore di Cesare che, però, viene accerchiato dagli egiziani all'interno del palazzo del faraone.
Il poema si chiude a questo punto in maniera troppo improvvisa.
I critici si sono chiesti il motivo di tale brusca interruzione, anche perché il numero dei libri, dieci, non è un numero "classico" per un poema.
L'Eneide ne conta dodici, l'Iliade e l'Odissea 24 ciascuno...
Molto probabilmente l'autore lasciò incompiuto il poema a casua della morte prematura.
Ma è lecito avanzare delle ipotesti sul progetto lucaneo?
Da questo punto di vista è illuminante il libro VI, se confrontato con l'equivalente dell'Eneide.
Nel poema virgiliano il libro VI è dedicato alla discesa di Enea nel mondo dei morti. In compagnia della sibilla cumana, l'eroe affronta il viaggio attraverso il regno delle anime alla ricerca del padre Anchise. Lo troverà nei Campi Elisi, un autentico squarcio di paradiso (nella prospettiva rassicurante che anche Enea è destinato a quel luogo), dove in un clima di estrema serenità Anchise lo rassicura sull'importanza della sua missione da cui nascerà il glorioso impero romano.
Nel libro VI della Pharsalia Lucano crea una scena speculare al modello virgiliano.
Lì una discesa agli inferi?
Qui, con un rito di evocazione stregonesco, viene fatta salire dagli inferi l'anima di un soldato pompeiano da poco ucciso.
Lì un ambiente sereno?
Qui tuoni, tempeste e uno zombie dall'aspetto orripilanete le cui budella fuoriescono dal ventre squarciato.
Ma, soprattutto, diverse le profezie: a Enea, mitico eroe fondatore, il rassicurante presagio della gloria di Roma. A Pompeo, molto più prosastico antieroe della storia, la triste prospettiva della sconfitta e della misera fine della Repubblica.
Vari altri luoghi della Pharsalia, poi, alimentano il sospetto che Lucano abbia deliberatamente voluto costruire un anti Eneide.
Se così è stato, allora non sarà peregrina l'ipotesi che anche Lucano avesse in mente un'opera di dodici libri, con un finale clamoroso, forse il suicidio dell'unico vero eroe del poema, quel Catone, stoico difensore delle libertà repubblicane, a cui probabilmente lo stoico Lucano, già stanco degli intrighi della politica neroniana, guardava con simpatia.